In Italia è diabetico il 5,3% della popolazione (5% delle donne e 4,6% degli uomini), pari a circa oltre 3 milioni di persone e circa il 3% delle persone tra i 35 ed i 69 anni ha il diabete ma non lo sa.
Ritroviamo il diabete soprattutto in individui obesi o in forte sovrappeso, persone con abitudini alimentari scorrette, forti fumatori, in pazienti con presenza di alcune malattie pancreatiche o di altre patologie come l’emocromatosi (accumulo di ferro), la fibrosi cistica, le patologie ormonali. Possono esserne causa anche fattori esterni scatenanti, come l’assunzione di alcuni farmaci quali gli steroidi e i tiazidici.
Il diabete si divide in:
Il diabete di tipo 1 che di solito esordisce in età giovanile e spesso si associa ad altre patologie autoimmunitarie.
È causato una carenza di produzione di insulina da parte del pancreas. L’insulina è l’ormone che regola l’ingresso e l’utilizzazione del glucosio (zucchero) nell’organismo.
È irreversibile quindi i pazienti con diabete di tipo 1 necessitano per tutta la vita di terapia insulinica sostitutiva.
Il diabete di tipo 2 è una patologia tipico dei soggetti di età medio-anziana. Questo tipo di diabete può comunque comparire in qualunque età e a volte richiedere anche terapia insulinica. È di frequente riscontro soprattutto nei soggetti obesi.
La causa di questa forma di diabete è legata ad una ridotta secrezione insulinica da parte del pancreas associata anche a ridotta sensibilità delle cellule all’insulina circolante.
L’educazione del paziente, insieme alla dieta e all’esercizio fisico, è essenziale per assicurare l’efficacia della terapia prescritta, in occasione di ogni visita medica, il paziente deve essere esaminato alla ricerca di sintomi o segni di complicanze, compresi un controllo delle estremità inferiori, dello stato dei polsi arteriosi e della sensibilità dei piedi e delle gambe e un dosaggio dell’albumina nelle urine.
I controlli periodici di laboratorio comprendono l’assetto lipidico, l’azotemia e la creatininemia, l’ECG e una visita oculistica completa annuale. L’ipercolesterolemia o l’ipertensione aumentano il rischio di complicanze specifiche tardive e richiedono un’attenzione particolare e un trattamento adeguato.
La motivazione e l’educazione del paziente sono fondamentali affinché si raggiunga con successo un buon controllo glicemico. Quindi l’educazione all’autocontrollo è un obiettivo importante da perseguire sempre, affinché il soggetto sappia controllarsi sia a livello dietetico che farmacologico. È importante insegnare al paziente come monitorare la propria glicemia e la glicosuria, spiegandogli come trattare sia le iperglicemie, che le ipoglicemie, e facendogli capire che è fondamentale un contatto regolare con il proprio diabetologo.
Il trattamento dietetico volto alla riduzione del peso corporeo è particolarmente importante nei pazienti sovrappeso soprattutto con diabete di tipo 2. Se non si ottiene un miglioramento dell’iperglicemia con i provvedimenti dietetici, bisogna avviare un tentativo terapeutico con un farmaco ipoglicemizzante orale. La dieta deve essere opportunamente strutturata con un basso contenuto di lipidi ed un buon contenuto di carboidrati amilacei (pane, pasta, patate) che devono essere assunti ad ogni pasto, e infine deve essere anche moderatamente ipoproteica onde evitare il sovraccarico renale, vista la predisposizione all’insufficienza renale acuta.
Nei diabetici in terapia insulinica (siano essi di tipo 1 o 2), il trattamento dietetico ha lo scopo di limitare il più possibile le variazioni di orario, la quantità e la composizione dei pasti, che potrebbero rendere inadeguato il regime insulinico prescritto e causare un’ipoglicemia o una marcata iperglicemia post-prandiale. Tutti i soggetti in terapia insulinica richiedono una dettagliata terapia dietetica, comprendente una prescrizione dell’introito calorico totale giornaliero, indicazioni per le corrette proporzioni fra carboidrati, grassi e proteine nella dieta e istruzioni sulla distribuzione delle calorie tra i singoli pasti e spuntini della giornata.
Un professionista del settore può adattare il programma dietetico e la strategia educativa in base alle necessità individuali del paziente. La flessibilità, d’altronde, aiuta a mantenere vive le motivazioni del paziente. La dieta deve soddisfare il fabbisogno proteico minimo quotidiano del paziente (0,9 g/kg) ed essere concepita in modo da indurre una perdita di peso graduale e costante (circa 1 kg/settimana) quando necessaria, finché non venga raggiunto e mantenuto il peso ideale.
L’aumento dell’attività fisica nel soggetto obeso sedentario affetto da diabete di tipo 2 è molto importante e con il tempo può ridurre il grado di resistenza all’insulina.
dott. Pasquale Bacco
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