Klebsiella è un batterio gram-negativo, non mobile, a forma di asta, della famiglia enterobacteriaceae

I batteri Klebsiella sono presenti normalmente nell’intestino umano e dei mammiferi in genere; in condizioni normali difficilmente assumono carattere patogeno. L’infezione da Klebsiella si è particolarmente diffusa negli ambienti ospedalieri; le klebsielle sono però presenti un po’ ovunque. La trasmissione avviene attraverso contatto della pelle con superfici contaminate, attraverso le feci, per via aerea e, in alcuni casi, per via sessuale o da madre a figlio. Tra i fatti di rischio in grado di favorire l’insorgenza delle infezioni: Degenza ospedaliera (più è lunga la durata del ricovero e più probabile il contagio), Immunodeficienza, Diabete, Alcolismo, Dispositivi medici invasivi e/o interventi chirurgici. La capsula polisaccaridica che riveste la Klebsiella la protegge in maniera particolarmente funzionale dalle reazioni difensive dell’organismo ospite, rendendo complessa l’eliminazione del batterio.

VIE DI INFEZIONE

La Klebsiella è in grado di colonizzare la mucosa respiratoria e l’intestino, essendo in grado di proliferare nelle Vie urinarie, respiratorie, ematiche e lesioni e ferite cutanee. La porta di accesso del batterio determina il tipo di infezione sviluppata.

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QUADRO CLINICO

  • Polmonite da klebsiella pneumoniae: spesso provoca polmonite batterica o un’infezione polmonare, che si verifica quando i batteri entrano nelle vie respiratorie. Questo tipo di infezioni tendono a peggiorare molto velocemente e a portare a complicazioni anche gravi; inoltre,  si deve consultare immediatamente il medico nel caso in cui questi sintomi compaiano pochi giorni dopo essere stati dimessi dall’ospedale poiché è proprio in queste strutture che si verifica la maggioranza dei casi di contagio. Nei paesi occidentali, la klebsiella pneumoniae provoca circa il 3-5% di polmonite acquisite in contesti sociali; essa è anche responsabile dell’11,8% di polmonite acquisita in ospedale in tutto il mondo. I sintomi sono febbre, brividi, muco giallo, tosse o sanguinante, dolore.
  • Polmonite da klebsiella oxytoca: è un batterio che si sviluppa di frequente nelle unità di terapia intensiva o nelle case di cura, è strettamente legato alla polmonite klebsiella (entrambi i batteri sono gram-negativi astiformi e causano tipi simili di malattie). Tali batteri si diffondono facilmente sulle mani dei lavoratori ospedalieri. Entrambe le specie di questo batterio possono vivere all’interno del naso senza dare alcun sintomo, possono però migrare nei polmoni e causare polmoniti gravi. Il sintomo di questo tipo di polmonite è la tosse con un muco detto ”espettorato gelatina di ribes” per il suo aspetto spesso e mescolato con il sangue. La mortalità per questo tipo di polmonite è molto elevata, ciò dipende dalla combinazione di gravità della polmonite e dallo stato di salute delle persone che la contraggono. Altro fattore di rischio è l’uso di un tubo di alimentazione o di catetere che permette ai batteri di entrare nel corpo e di bypassare i suoi meccanismi di difesa; l’uso diffuso di antibiotici ha portato allo sviluppo di ceppi multiresistenti che sono molto virulenti e si diffondono rapidamente.
  • Infezione del tratto urinario −Se la klebsiella pneumoniae o la oxytoca entrano nel tratto urinario, possono causare un’infezione del tratto urinario. Il tratto urinario comprende uretra, vescica, ureteri e reni. Le infezioni urinarie causate si verificano quando i batteri entrano nel tratto urinario, per esempio dopo l’utilizzo di un catetere per un lungo periodo di tempo. In genere, la klebsiella tende a causare infezioni del tratto urinario con possibile urina maleodorante, sangue nelle urine, stimolo continuo, dolore.  Se si verifica un’infezione renale, si potrebbe sperimentare: febbre, brividi, nausea, dolore nella parte superiore della schiena.
  • Infezione della pelle e dei tessuti − Se la klebsiella penetra attraverso una lacerazione cutanea, può infettare la pelle. Di solito, questo accade con le ferite causate da lesioni o operazioni chirurgiche. Le infezioni cutanee dovute a klebsiella pneumoniae includono: cellulite, miosite, cancrena, fascite necrotizzante. A seconda del tipo di infezione, si potrebbe inoltre sperimentare: febbre, gonfiore, arrossamento, sintomi simil-influenzali.
  • Meningite − In rari casi, la klebsiella può causare meningite o infiammazione delle membrane che coprono il cervello ed il midollo spinale. La maggior parte di questo tipo di casi si verifica in ambienti ospedalieri. Sintomi sono nausea, vomito, sensibilità alla luce, mal di testa, rigidità nucale.
  • Endoftalmite − Se la klebsiella è presente nel flusso sanguigno, può diffondersi fino alla zona oculare e causare endoftalmiti; si tratta di un’infezione che provoca infiammazione della sclera. I sintomi possono includere: dolore agli occhi, arrossamento, secrezioni oculari bianche o gialle, fotofobia e visione offuscata.
  • Ascesso epatico − Spesso, la klebsiella infetta anche il fegato. Ciò può causare un ascesso epatico o una lesione. Gli ascessi epatici dovuti alla klebsiella solitamente colpiscono le persone con diabete o che hanno preso antibiotici per un lungo periodo di tempo. I sintomi più comuni sono: febbre, dolore nell’addome superiore destro, nausea, vomito e diarrea.
  • Infezione del sangue − Se la klebsiella pneumoniae è penetrata nel flusso sanguigno, può causare batteriemia, ossia la presenza di batteri nel sangue. Nella batteriemia primaria, la klebsiella pneumoniae infetta direttamente il flusso sanguigno. Nella batteriemia secondaria, la klebsiella si diffonde fuoriuscendo dal flusso sanguigno. Uno studio stima che circa il 50% delle infezioni del sangue Klebsiella proviene da infezione da klebsiella nei polmoni. I sintomi di solito si sviluppano improvvisamente. Questi potrebbero includere: febbre, brividi e agitazione. La batteriemia deve essere trattata immediatamente. Se non trattata, può diventare mortale e trasformarsi in sepsi.

TERAPIE

Il trattamento si avvale della somministrazione di antibiotici, sulla base dei risultati ottenuti nelle prove di sensibilità locale, evidenziati all’antibiogramma; negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito ad un aumento dei ceppi di Klebsiella resistenti alla terapia per cui, in alcuni casi, come nelle polmoniti da K. pneumoniae acquisite in strutture sanitarie, le opzioni terapeutiche disponibili risultano limitate e questo conduce ad un tasso di mortalità che può superare il 50% nei pazienti vulnerabili, nonostante la somministrazione di farmaci antibatterici. Gli antibiotici più utilizzati (anche in combinazione tra loro) sono: Cefalosporine di terza generazione, Carbapenemi, Aminoglicosidi, Chinoloni.

Nei pazienti vulnerabili, nonostante la somministrazione di farmaci antibatterici, può rendersi spesso necessario un trattamento chirurgico, per il drenaggio del materiale purulento.

dott. Pasquale Bacco

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